Con la caduta della colonia achea di Sibari (510 a.C.) si apre per il mondo indigeno di Basilicata un periodo di crisi, in cui si assiste all’uscita di scena di molti protagonisti, mentre altri attori, apparentemente nuovi, vi si affacciano improvvisamente. Gran parte del Meridione d’Italia è coinvolta, in questo periodo, dallo spostamento delle genti sannitiche dall’Appennino centrale verso le fasce costiere opposte. Spingendosi, le genti mettono in moto un processo di etnogenesi che porta al formarsi della compagine dei Lucani, insediati, di lì a poco, in un’area geografica di notevole ampiezza e corrispondente, grosso modo, all’intera Basilicata odierna. La “fase lucana” raggiunge il massimo sviluppo nei decenni centrali del IV secolo, caratterizzati da un’accresciuta presenza umana stanziale, da un più intenso sfruttamento agricolo e l’introduzione di nuove colture (vite e olivo) e, più tardi, dal passaggio da una aristocrazia essenzialmente guerriera ad un’entità politica basata su una magistratura elitaria. Le grandiose cinte fortificate sono, infatti, attribuibili ad una ristretta aristocrazia che abita i rilievi della Basilicata interna, mentre le fasce meno abbienti della popolazione vivono in grandi villaggi e fattorie a conduzione familiare, sparsi lungo le vallate maggiori, che di conseguenza perdono la loro tradizionale funzione di vie di scambio. Uno dei pochi grandi centri abitati è quello di Serra di Vaglio, caratterizzato da semplici abitazioni mono-bifamiliari di tradizione arcaica disposte lungo un asse, circuiti di fortificazione e luoghi di culto autonomi. Le cinte murarie sono edificate secondo schemi planimetrici di tipo greco, sono spesso formate da più circuiti concentrici e hanno una funzione di contenimento solo in situazioni di particolare pericolo. Le aree sacre diventano autonome dall’abitato e, nel caso di Serra, il più attivo luogo di incontri e scambi è il santuario della dea Mefitis di Rossano di Vaglio, complesso che ricopre un notevole ruolo “politico” in tempo di pace. Lo si evince dalla sua particolare organizzazione: attorno ad un grande altare, l’impianto presenta un’ampia area lastricata chiusa su tre lati da spazi coperti destinati a contenere gli ex-voto. Anche la qualità dei pegni votivi (epigrafi, oggetti in bronzo di grande valore) conferma la vocazione politica, di scambi, trattative e alleanze del santuario di Rossano.
COPPA SENZA STELO
VASO POPPATOIO
CESTO IN MINIATURA
FUSERUOLA
PESO DA TELAIO
PIATTO DA PESCE
BACILE IN BRONZO
PATERA IN BRONZO
ASKÒS
FIBULA A DRAGO
TEGOLE
VASO PER MESCERE IL VINO
VASO PER IL TRASPORTO DEI LIQUIDI
VASO PER MESCERE IL VINO
BROCCA DA VINO
BROCCA DA VINO
OLLA
STAMNOS
ANTEFISSA FITTILE
ANTEFISSA CON VOLTO FEMMINILE
PENDENTI IN AMBRA
TESTINA FEMMINILE
TESTINA FEMMINILE
TESTINA FEMMINILE
STATUETTA DI OFFERENTE
DISCO FITTILE
STATUETTA DI OFFERENTE
STATUETTA DI OFFERENTE
MASCHERA TEATRALE
MATRICE CON TESTINA FEMMINILE
TESTINA MASCHILE
LEKYTHOS
KANTHAROS SOVRADIPINTO
KANTHAROS SOVRADIPINTO
CRATERE A FIGURE ROSSE
SPHAGHEION
ASKÒS
ATTINGITOIO
ACCETTINA
ACROTERIO
PYXIS CON COPERCHIO
GUTTUS
OINOCHOE
OINOCHOE
GUTTUS
KANTHAROS
OLLA
BRUCIAPROFUMI
STATUETTA DI ERACLE
VASO PER BERE
VASO PER BERE
VASETTO PER BERE
BROCCA SUBGEOMETRICA
BROCCA SUBGEOMETRICA
BROCCA SUBGEOMETRICA
VASO PER LIQUIDI (OLLETTA)
VASO PER LIQUIDI (CANTAROIDE)
GROSSO BLOCCO IN CALCARE
MEZZO DISCO LAPIDEO
ROCCHIO DI COLONNO
STELE FUNERARIA